L’ESTATE DELLA CA’ GIO’: il campo in montagna, il pellegrinaggio a Lourdes e l’esperienza a Nomadelfia
Un’estate molto intensa quella della Ca’Giò! Dopo l’Happening degli Oratori a Torino con Papa Francesco e la bellissima esperienza del Grest, i nostri ragazzi e giovani hanno partecipato ai Campi scuola proposti.
Il primo, dal 20-26 luglio a Collio, in Val Tropia, in provincia di Brescia, con i ragazzi delle Elementari e delle Medie. Il tema scelto insieme agli animatori è stato “Quando il mio riflesso vedrò, sarà uguale a me”. Partendo dal film “Mulan”, dal quale è stato ricavato il tema, al campo si è riflettuto su alcuni aspetti importanti per la vita dei ragazzi come la condivisione, l’assunzione delle proprie responsabilità, l’affrontare le difficoltà superando le paure, il rispetto per gli altri e la vocazione. Certamente in questi giorni i ragazzi non si sono sicuramente annoiati grazie alle attività preparate dagli animatori, ai giochi, alle camminate e alle serate di festa. Significativi sono stati anche il pomeriggio dedicato alla Festa del Perdono, la veglia di preghiera pensata per i ragazzi e il falò organizzato l’ultima sera, durante il quale sono stati annunciati gli animatori per questo nuovo anno di cammino oratoriano.
Seconda esperienza significativa è stato il pellegrinaggio a Lourdes con l’Oftal dal 29 luglio al 4 agosto al quale hanno partecipato due ragazzi delle superiori, Cristian e Luca, i quali hanno svolto il servizio di barellieri. Il pellegrinaggio è diventata l’occasione per provare, in un clima di preghiera intenso, un servizio al di fuori dell’oratorio, diverso rispetto a quello che è da loro normalmente offerto, con la possibilità di condividere e lavorare gomito a gomito sia con altri giovani, sia con i volontari adulti e anziani dell’Oftal. «L’esperienza a Lourdes non è stata solo un’esperienza educativa e bella – racconta Luca – ma è stata anche l’occasione per creare nuove amicizie e per legare ancora di più con i miei compagni d’avventura. Inizialmente ero un po’ titubante, perché non mi sentivo all’altezza per questo incarico: parlare e interagire con persone malate e anziane mi è sembrata una grande responsabilità! Il primo giorno ero un po’ scettico ed ero molto chiuso in me stesso, ma già dal giorno dopo mi sono rilassato, perché mi ha aiutato molto la disponibilità sia dei miei responsabili sia dei compagni barellieri e il supporto dei compagni d’hotel. Penso che questa bellissima esperienza che mi abbia un po’ cambiato, sia nell’approccio con le persone, sia nell’affrontare i problemi attuali e futuri». «Ringrazio con tutto il cuore don Gianluca per la bellissima esperienza che mi ha voluto far provare. Mi sentivo a mio agio nell’esercitare il servizio di barelliere a fianco ai malati, aiutare e parlare con le persone meno fortunate di me mi ha fatto sentire utile. Io invito tanti altri ragazzi come me a provare questa esperienza, che vorrei ripetere tra due anni, in quanto l’estate prossima credo di partecipare alla GMG. La prossima volta che andrò a Lourdes come barelliere, mi piacerebbe molto condividere questa esperienza con tutti gli animatori dell’oratorio» aggiunge Cristian.
Ultima esperienza estiva è stato il Campo con i giovani delle superiori a Nomadelfia, in provincia di Grosseto, dal 26 al 31 agosto. Per tutti i partecipanti è stata un’esperienza forte! Nomadelfia è stata fondata nel 1948 da don Zeno Saltini a Fossoli, vicino Carpi. Incontrando alcune difficoltà la realtà di Nomadelfia dovette spostarsi vicino Grosseto, su una tenuta di diverse centinaia di ettari da bonificare, donata da Maria Giovanna Albertoni Pirelli. Nomadelfia significa “Dove la fraternità è legge”. È il desiderio di alcuni cattolici di costruire una nuova civiltà fondata sul Vangelo come le prime comunità cristiane, dove si pregava insieme, si mettevano i bene in comune e ci si aiutava a vicenda. Attualmente vivono a Nomadelfia circa 300 persone divise in gruppi famiglia. Ogni gruppo famiglia è composto da 3 o 4 famiglie che condividono una zona giorno dove si cucina, si mangia e ci sono i laboratori, e dove è presente una cappellina con conservato il Santissimo, davanti al quale le famiglie pregano insieme prima di cena e dove ci si può fermare durante il giorno. La sera, dopo cena, ogni famiglia può ritirarsi in una casetta per la notte. Tutti i beni sono in comune, non esiste proprietà privata, non circola denaro. Si lavora solo all’interno della comunità, dove è presente una Cooperativa agricola, non si è pagati. All’interno dei gruppi famiglia ci sono ragazzi in affido, ma si possono trovare anche dei nonni in affido. Le scuole sono interne alla comunità con l’obbligo scolastico fino ai 18 anni. I ragazzi che hanno partecipato al Campo sono stati divisi in piccoli gruppetti affidati ciascuno ad un gruppo famiglia diverso. «Abbiamo avuto la fortuna di conoscere anche i ragazzi, più o meno nostri coetanei, con i quali abbiamo giocato, chiacchierato e condiviso una giornata intera al mare. Con loro abbiamo anche lavorato nell’orto e pulito un sentiero di campagna». Molto forte è stata l’esperienza vissuta dai ragazzi nei gruppi famiglia: «Mi è sembrato bello vivere con loro e poter condividere alcuni momenti con il gruppo famiglia a cui ero stato affidato. Mi sono sentito accolto veramente come un altro loro figlio». Oltre ad aver condiviso i pasti, alcuni momenti di lavoro e di divertimento con le persone di Nomadelfia, i ragazzi della Ca’Giò si sono anche confrontati fra di loro in alcune attività preparate dagli animatori, e condiviso alcuni momenti di preghiera, le lodi, la compieta, la messa quotidiana e un momento di adorazione. «Il Campo ci ha dato la possibilità di vivere fra di noi di Arona quella fraternità che è legge a Nomadelfia e che spero possa continuare a casa. Certamente la realtà che abbiamo incontrato propone un’ideale di vita cristiana e sociale molto forte, che giustamente, come ci è stato detto nelle testimonianze, “è una vocazione”, e la vocazione è un dono che ricevi da Dio, non te la puoi dare. Rispetto alla realtà nella quale noi viviamo, gli amici di Nomadelfia hanno rinunciato a tante cose, ma certamente per un bene più grande, e sento la loro scelta come una sfida per tutti noi. Sono rimasto impressionato dall’apertura alla vita e dalla paternità e maternità vissuta dagli adulti».
«Ho diversi ringraziamenti da fare – conclude don Gianluca De Marco – Grazie agli animatori che con me hanno proposto delle esperienze e dei contenuti non banali ai ragazzi, dedicandogli parte del loro tempo estivo e rendendo le vacanze certamente non banali. Grazie ai cuochi e ai volontari adulti che “dietro le quinte” hanno sostenuto con la loro forza di volontà e generosità le varie attività. Grazie ai ragazzi che hanno partecipato ai vari campi e ai loro genitori che hanno creduto nelle nostre proposte. Grazie agli amici di Nomadelfia per come ci hanno accolti e per la testimonianza che ci hanno offerto. Grazie a Gesù che, chiamandoci nella sua vigna come educatori, ci da’ la possibilità di crescere assieme ai più piccoli e di puntare sempre in altro nel nostro cammino di fede».