Un Dio che vuole saltarti in braccio
Pensiero sul Natale 2020 (Lc 2,1-20)
Gesù viene nella notte per te
È da qualche settimana che pensando alla famiglia di Nazareth, al presepe e quindi a come Dio è venuto nel mondo 2020 anni fa, mi dico: «Forse quest’anno abbiamo la possibilità di comprendere il senso del Natale». Dio viene al mondo in una situazione di incertezza, di precarietà, di emergenza, diversa ma allo stesso tempo simile alla nostra. Giuseppe e Maria sono costretti da cause di forza maggiore – un decreto, la volontà di affermazione di un imperatore – ad intraprendere un viaggio quasi al termine di una gravidanza, sicuramente non con i confort di cui possiamo disporre oggi. In più per loro non c’è alloggio a Betlemme, non solo gli albergatori, ma anche i parenti di Giuseppe chiudono loro la porta.
Il primo Natale della storia arriva sicuramente in salita, in una situazione di povertà, di disagio, di sospensione.
Anche il Natale 2020 arriva in una situazione simile. Alcune famiglie e attività commerciali sono sospese economicamente, imprenditori preoccupati per il lavoro e per le spese che iniziano a farsi sentire. I più piccoli sono andati a scuola in presenza, ma oltre a quello non hanno potuto fare nient’altro, qualcuno di loro vorrebbe “dare un mano a Babbo Natale ad uccidere il Coronavirus”! Gli adolescenti e i giovani sono stanchi e nervosi di vivere gran parte delle loro giornate davanti ad un PC. Domani e nei prossimi giorni saremo più limitati negli spostamenti, fare un Natale “blindato”. Tutto sarà un po’ limitato, auguri, cene, pranzi, gite, baci e abbracci,…
Ma la nascita di Gesù, ci dice che il Vangelo che avviene “nella notte” e questa non è una precisazione insignificante, perché è solo nel buio che prende senso la luce sfolgorante dell’angelo che indicata ai pastori la strada per trovare il Salvatore. La notte non è solo una questione di ore, la notte è simbolo delle tenebre, del vuoto, dell’insignificanza, del negativo, della paura, di dolore. In questa notte è «venuta la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9), «il sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78).
Gesù arriva nella notte per illuminare le tenebre dell’umanità e queste tenebre sono anche le mie. Penso all’alba, quando il sole sorge. Quando è ancora buio il paesaggio è oscuro, ma appena il sole si alza tutto ciò che è toccato dai suoi raggi prende colore, prende vita. In quella notte di 2020 anni fa e nella nostra notte Dio attraverso suo Figlio vuole fare lo stesso con noi, vuole illuminare le nostre tenebre.
Facciamo posto al Signore nei luoghi del nostro cuore che hanno più bisogno di salvezza, più bisogno del suo amore e di luce, di guarigione e di perdono. Lasciamo al Signore la possibilità di nascere lì dove proviamo più fatica, più dolore, dove abbiamo più bisogno.
Dio vuole abbracciarmi
Come i pastori accogliamo l’invito dell’angelo e con il cuore «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15). Cosa vedremo? «Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,16). Proviamo ad immaginare la scena, magari aiutati dai nostri presepi, guardiamo con il cuore, contempliamo. Cosa vediamo? Dio è venuto al mondo nella fragilità di un bambino, non si è vergognato di apparire debole e fragile, ed è venuto così perché anche noi scoprendoci deboli e fragili possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità.
Io con la sguardo del cuore vedo un bambino che mi fissa e vuole saltarmi in braccio, il suo sguardo è attirato dal mio come se io fossi una calamita. Questo bambino è Dio che si è mosso dall’eternità per abbracciarmi. Dio vuole abbracciarmi, vuole essere con il suo corpicino vicino al mio. Poggia la sua testa sul mio cuore per ascoltarlo e per farne vibrare le corde con la sua tenerezza.
Dio vuole essere preso tra le mie braccia, vuole essere il “mio Dio”. A lui non interessa se sono cattivo, non conta il mio passato, non importa se le mani sono sporche e non igienizzate, Dio vuole essere afferrato da me. Tenere Gesù bambino tra le nostre braccia può essere un buon inizio per un cammino di fede che vuole crescere, per tenere vicino a noi la Luce del mondo (Gv 8,12) che ci rende luce del mondo (Mt 5,14).
Dio nel suo Figlio Gesù vuole essere abbracciato da ciascuno di noi, vuole diventare il nostro intimo. Cosa provo? Cosa sento? Io provo tenerezza, desiderio di paternità, senso di cura, fiducia verso di me, e desiderio di essere anche io figlio.
Nella notte si vede una luce. Non quelle degli alberi o delle luminarie, ma quella di Cristo. Cogliamo nei limiti nei quali celebriamo questa festa l’opportunità per vivere in un modo diverso questo Natale, un po’ più sobrio, un po’ più Natale. E’ Natale ancor!
Don Gianluca